L’edificio, a pianta circolare, è scandito internamente da otto colonne isolate che sostengono il tiburio cilindrico e delimitano gli spazi destinati alla cappella maggiore e ai due altari laterali; viene in tal modo proposta, attraverso l’introduzione di due assi ortogonali, una soluzione cruciforme, così che la chiesa rappresenta “un tentativo di conciliare il fascino e i profondi significati della pianta cruciforme e della pianta circolare” (Della Torre, 1982). Nella costruzione, “forse la pagina pellegriniana più autentica e più robusta che la Brianza conservi” (Bossaglia, 1971), sono evidenti i riferimenti a modelli milanesi del Tibaldi, dal San Sebastiano al primo progetto per il San Fedele, come pure del Richino (il San Giuseppe). In seguito alla soppressione del monastero nel 1798, la chiesa rimase chiusa al culto fino al 1839, con una conseguente dispersione degli arredi. Oggi sull’altar maggiore è posta una grande pala, firmata e datata 1596, del pittore bresciano Grazio Cossali (1563-1629), proveniente dalla distrutta chiesa domenicana di San Giovanni in Pedemonte di Como (Grigioni, 1982; Frangi, 1994). Vi è raffigurata la Vergine col Bambino in gloria con i santi Giacinto, Adalberto vescovo di Como, un frate domenicano e due offerenti. Le reliquie di sant’Adalberto, sicuramente identificabile in base ad un’iscrizione, erano state traslate in San Giovanni in Pedemonte nel 1590, circostanza che è all’origine della commissione della pala, unitamente alla canonizzazione, avvenuta nel 1594, del domenicano Giacinto, alla cui vita e miracoli sono dedicate le diciotto storiette che inquadrano la scena principale, mentre il frate domenicano che fa da tramite tra la Vergine e i due devoti è con buona verosimiglianza un ritratto. L’eclettico linguaggio manieristico del Cossali combina elementi veneti e bolognesi, raggiungendo gli esiti più riusciti nella vivacità narrativa delle Storie di san Giacinto. Dagli atti di visita del 1764 del vescovo Giuseppe Pozzobonelli apprendiamo che l’altar maggiore era dedicato alla Natività della Vergine, e che i due altari laterali, splendidissime ornata erano dedicati alla Vergine deipara (quello verso oriente) e a san Benedetto (quello verso occidente); sulla base di tale informazione, è divenuto possibile identificare la pala del secondo in un dipinto raffigurante San Benedetto riceve in monastero i giovani Mauro e Placido, conservato oggi nella chiesa di San Michele di Cantù, e recentemente riconosciuto come opera di Filippo Abbiati (Coppa, 1996), uno dei protagonisti della pittura milanese fra Sei e Settecento. La documentata cronologia delle vicende costruttive della chiesa, ultimata nel 1683, consente di collocare l’esecuzione del dipinto entro la prima metà del nono decennio del Seicento, o poco oltre, in un momento in cui l’Abbiati, tornato in patria dopo il tirocinio veneziano e un soggiorno a Vienna, si era pienamente affermato nell’ambiente milanese ed aveva ottenuto commissioni di prestigio da famiglie nobili (i Borromeo, i Crivelli) e da chiese importanti. Se il rutilante neoveronesismo dei giovinetti e l’ariosa dilatazione scenografica del fondale architettonico profilato sul cielo striato di nubi ricordano analoghi effetti dei Fasti Borromeo dipinti per la rocca di Angera fra il 1673 e il 1684, e se i violenti contrasti chiaroscurali risentono visibilmente della tradizione dei “tenebrosi” veneziani, l’impaginazione compositiva, con l’impiego di caratteristiche figure-quinta, e la dimensione corale del racconto, indicano una riflessione sui quadroni di san Carlo nel Duomo milanese, qui riproposti in chiave più enfatica e teatrale, secondo il linguaggio tardobarocco dell’Abbiati, che seppe rinnovare quella tradizione con l’Entrata solenne di san Carlo a Milano e con il ciclo novarese di Storie di san Lorenzo al pozzo.
Ecclesiastical building in a state of semi-abandonment. Quiet and uncrowded, although it is in the center. Present comprehensive information on the history of the building, available for tourists and interested parties. Very interesting for its sober but sumptuous architecture, and the altarpiece from the monastery of S. Giovanni in Pedemonte di Como.
The Church of Santa Maria was part of the complex of the Benedictine monastery. Currently it used for religious ceremonies in the spring and summer. In some periods of the year in collaboration with the FAI are proposed visits to the dome
Luoghi simili
Luoghi di culto
Chiesa di S. Ambrogio
Piazza Guglielmo Marconi, 22063 Cantù CO, Italia
Descrizione Il progetto di restauro, ad opera di Marco Dezzi Bardeschi, si è indirizzato verso…
Recensioni
Castelli & Torri
Torre dei Grassi
Via Eugenio Corbetta, 2, 22063 Cantù CO, Italia
Torre medievale gentilizia appartenuta ai Grassi, signori di Cantù dal XIII al XIV secolo.
Recensioni
Architettura
Piazza Garibaldi civico 3B
Piazza Garibaldi, 3, 22063 Cantù CO, Italia
Al Civico 3B si trova un edificio storico con una raffigurazione, in due nicchie, della…
Recensioni
Architettura
Madonna del Torchio
Via Alciato, 3, 22063 Cantù CO, Italia
L’edicola votiva della Madonna del Torchio presenta un affresco di un pittore ignoto risalente al…
Recensioni